Giornata internazionale della pizza italiana

C’è chi crede che la pizza l’abbiano inventata i Romani e chi con orgoglio difende la sua origine napoletana, ma in realtà questa pietanza nasce molto prima.

Tutto ha inizio con la scoperta dei lieviti in Egitto, da quel momento in poi la cultura del pane cambia e l’alimentazione migliora apportando digeribilità e leggerezza a questo alimento immancabile della quotidianità.

Alcuni archeologi italiani e francesi hanno scoperto la prima forma di pane risalente a 3.000 anni fa in Sardegna, ma i primi a dare una forma piatta a questo cibo sono stati i Greci (lo chiamavano πλακοῦς che significa “placenta”) e lo condivano con aromi vari tra cui aglio e cipolla; oggi è chiamato “pita”.

Anche a Napoli il nome pitta è stato dato a questa forma di pane schiacciata e nel tempo si è adattato e evoluto in pizza, ma scopriamo le sue vere origini.1*

Menzioni letterarie

La storia del cibo viene tramandata negli scritti fin dal I secolo a.C.. Perfino Virgilio nell’Eneide parla di questo pane appiattito come tagliere per contenere altri cibi “da divorare per la fame” e questa è solo la prima delle tante menzioni scritte in cui viene nominata negli anni a seguire.

Il primo libro della cucina italiana è stato scritto nel 1500 da Bartolomeo Scappi, il quale descrive le ricette della pizza “napoletana” menzionando la “Torta reale di polpa di piccioni, da Napoletani detta pizza di bocca di dama” e la “Torta con diverse materie, da Napoletani detta pizza”, entrambe legate alla città in cui hanno origine.

Al tempo la pizza non aveva l’aspetto che ha ora, seppure lo spessore della pasta rimanga inferiore all’altezza quella di un dito Vincenzo Corrado, con il suo ricettario del 1773, parla di una “torta alla napoletana” con la farcitura racchiusa tra due strati di pasta.

Nel 1828 a Napoli viene pubblicato un ricettario anonimo intitolato “La Cucina Casareccia” e anche qui la pizza alla napoletana viene descritta come torta o dolce ripieno, una rappresentazione ancora molto lontana dalla concezione odierna.

Qualche anno dopo appare il ricettario di Ippolito Cavalcanti, il cuoco più famoso e visionario tra quelli storici di Napoli; nel suo libro dedica una sezione alla “Pizza rusteca” e la “Pizza doce” (dolce) in tre varianti.

Autori successivi prendono spunto da quest’ultima differenziazione, mentre altri ancora si limitano a descrivere la pizza napoletana come una semplice schiacciata di pasta di pane con olio.

Nel frattempo, a Napoli la pizza che conosciamo oggi si è sviluppata con grande successo, ma viene ignorata dai ricettari ancora per qualche tempo; le menzioni al riguardo si trovano solo nelle cronache della prima metà dell’Ottocento, tra cui quella di Alexandre Dumas – scrittore francese in viaggio di piacere – nella sua opera il Corricolo del 1843. 1*

Le regole della pizza

L’Associazione Verace Pizza Napoletana dal 1984 riconosce come uniche pizze della tradizione solo la Marinara e la Margherita e stabilisce delle regole molto specifiche per eseguire alla perfezione la ricetta dell’autentica pizza napoletana.

Queste sono:

· cottura rigorosamente in forno a legna;

· temperatura del forno a 485 °C;

· tempo di cottura per non più di 60-90 secondi;

· vietato l’uso del mattarello per stendere la base, deve essere fatta a mano;

· diametro della pizza non superiore ai 35 cm;

· spessore centrale non oltre un terzo di centimetro.

Inoltre, l’associazione seleziona accuratamente le pizzerie autorizzate a produrre la pizza verace napoletana; in questo diventa garante della diffusione della filosofia e del metodo originari.

Oggi la pizza è diventata un simbolo e per molti è oggetto di fortuna sul quale speculare e costruire imperi imprenditoriali tant’è vero che si può mangiare in ogni paese della terra, ma la vera pizza napoletana rimane sempre una e sola e si trova a Napoli.

Nel 2010 viene riconosciuta ufficialmente come “Specialità tradizionale garantita dell’Unione Europea” e sette anni dopo l’arte del “pizzaiuolo napoletano” è stata dichiarata dall’UNESCO come “patrimonio immateriale dell’umanità”.1*

A chi non piace la pizza, tutti noi abbiamo la ricetta migliore per fare una pizza fantastica (pizzaioli professionisti inclusi). Parliamoci chiaro, nella mia esperienza ne ho sentite di tutti i colori, impasti con 13 farine diverse, lievito madre di cento anni, ma alla fine gli ingredienti sono quelli.

Prendete il miglior pizzaiolo di Napoli con tutte le sue farine il lievito, il pomodoro, la mozzarella che lo ha reso famoso e chiedetegli di fare la sua famosa pizza a Milano. Il risultato state certi non sarà come quello a Napoli.

Il lievito di birra

Il lievito di birra (Saccharomyces cerevisiae) è il lievito più comune, si trova in tutti i prodotti da forno come pane, pizza, taralli ecc.

Si tratta di un prodotto estremamente industriale e di cattiva qualità. Ha un effetto molto tossico perché aumenta i lieviti all’interno dell’intestino, che vanno a sopprimere l’attività dei batteri buoni.

Quindi indebolisce la flora batterica intestinale impedendo l’assorbimento dei cibi e facendo sì che non otteniamo da ciò che mangiamo il giusto nutrimento.

Perciò più si consuma lievito di birra più ci si sente deboli, con un intestino gonfio e con una serie di problemi di salute che possono peggiorare con il tempo.

Quindi, per aumentare la propria energia e migliorare la digestione, è importante cercare di ridurre, o meglio ancora eliminare completamente i prodotti a base di lievito di birra dalla propria dieta. 2*

Treo pensa che...

...certo la farina è importante, anche il lievito ma perché nessuno parla dell’acqua? Eppure, fa parte degli ingredienti.

Un’acqua pura e leggera cambia notevolmente il risultato. Come riportato nel post Facebook di domenica 17 gennaio, usando acqua “buona” è possibile ridurre significativamente le dosi di altri ingredienti: non solo meno lievito (e quindi avremo meno problemi di assorbimento dei cibi), ma anche meno olio (riducendo così anche il quantitativo di grassi).

L’impasto risulta più leggero, più digeribile e più sano.

Per poter gustare uno degli alimenti più famosi del mondo TREO consiglia quindi di utilizzare un’acqua purificata e mette a disposizione diverse soluzioni pratiche efficaci ed economiche per garantire acqua pura: ideale per bere ma anche -e soprattutto- per cucinare.

TREO Trova Risposte EcOsostenibili

La Pizza TREO

Ingredienti:

1 kg. di farina

600 gr. di acqua osmotizzata

1 bustina di lievito per pizza/pane da sciogliere in un po' dell'acqua tiepida... non calda, con 2 cucchiaini di zucchero.

Un cucchiaio d'olio, sale q.b.

Impastare energicamente fino ad ottenere un impasto omogeneo e elastico.

Far lievitare per circa 2 ore meglio in forno spento con la sola luce accesa.

Stendere la pizza alta 2 cm. circa e far lievitare per altri 20 minuti l’impasto coperto

Condire a piacimento e infornare in forno preriscaldato a 180 C° per 15/20 minuti.

Poco prima di togliere la pizza dal forno aggiungere formaggio (tipo mozzarella) e lasciare sciogliere.

Call Now ButtonChiama